Cerco su Google

0 Flares Filament.io 0 Flares ×

Stavo ripensando, guardando un film, al mito della caverna di Platone. Per me è ancora un argomento in essere, nel senso che ho iniziato da poco a pensarci e quindi la mente, sotto sotto gira e pensa e si attacca inconsciamente a qualsiasi cosa vede o percepisce per tentare di capire, confrontare, trovare una soluzione (si quest’ultima parola ha del comico).

Il fim è: Ex-machina,  in soldoni parla di un robot, o meglio di una AI che (vabbè tanto non lo avreste mai visto, giusto? Perdonatemi) riesce a fuggire dalla sua gabbia e ha la possibilità di vedere finalmente il mondo: la differenza fra la macchina e l’uomo è che la macchina pensa ai colori, al mare, alla brezza ma non li ha mai vissuti se non teoricamente, mentre l’uomo li ha vissuti (condenso).

Ok, figo…è fuori…vede e vive ciò che non ha mai vissuto e quindi? E poi? Pensiamo sempre ad un poi, a come far fruttare gli attimi no? A come renderli saldi e non estemporanei. A questo punto mi viene sempre in mente che forse si capisce di vivere (di essere cioè fuori dalla caverna) quando ciò che facciamo ci lascia ricordi (adesso non apro il capitolo: ricordi vividi, o meno, ricordi di tutti i giorni, ricordi da cinema o da cartolina, ricordi/sensazioni semi imposte… rimango sul vago). Forse è la prova di aver vissuto in un certo qual modo in quegli attimi. Sono nostri.

Mi sorge il dubbio che viaggiando io possa vedere per lo più, se non solamente, altre caverne, altri micromondi (con diversi contorni/panorami/reperti). Siamo in un pianeta finito (intendo con finito: una sfera che ha un termine territoriale, fisico) e io viaggio essenzialmente in luoghi umani finiti (non è forse finito anche l’uomo? Sempre simile a sé stesso perfino nelle differenze?), quindi che dovrei vedere se non questo? Ogni uomo crea la sua caverna, l’uomo preistorico era già in una caverna per salvarsi dalla realtà crudele, anzi peggio, indifferente. Non si è imposto regole, ruoli, ceppi e catene per poter sopravvivere? Non ha forse creato la Società fin dagli albori per rendere saldo e non estemporaneo ciò che era? Per diventare efficiente come specie?

Non possiamo che creare caverne per nostra stessa natura, probabilmente non saremmo umani comportandoci diversamente. Forse un giorno saremo così evoluti interiormente (non vedo una via materiale) che potremmo farne a meno (l’evoluzione di Darwin é attualmente solo intellettuale, non fisica ma sociale, culturale, come già in passato…sto pensando ad alta voce-scrivendo. Dobbiamo ancora affinare lo strumento e il suo potenziale=cervello). Altro pensiero che prende forma da qualche tempo, quindi grezzo: i videogiochi, il virtuale…non è forse nient’altro che l’espansione a potenza di una gigantesca caverna che vive di regole proprie? Così creata completamente da zero da diventare la realtà di quel gioco, di quel mondo. Creiamo altri mondi, perchè uno non è abbastanza ed è troppo complicato da modificare (e le droghe fanno male e poi ti arrestano). Forse non lo sapete, per chi non è avvezzo: a volte i videogiochi (pochi a dire il vero e per pochi spezzoni) creano ricordi, ricordi che forse per quanto mi riguarda vedrò mischiati a quelli della mia vita fisica (non dico reale).

La libertà è scegliere di cosa essere schiavi, di cosa avere paura? Liberi di scegliere ciò che vogliamo ignorare tra le tante cose intorno a noi? Credo che sia costruire…cosa? Ancora non lo so. Tentativi forse; è la possibilità di tentare. Mi ci metto, cerco su Google e vi faccio sapere.

P.s.: Citazione di Battiato: il giorno della Fine non ti servirà l’Inglese

P.p.s: forse io avrò ricordi di videogiochi nella mia mente, ma andando in giro penso che molti avranno ricordi di smartphone.

 

Iscriviti alla mia Newsletter per non perderti un articolo
Inserisci la tua migliore EMAIL e subito dopo riceverai un mio regalo e avrai accesso alla newsletter

Lascia un commento da Facebook

Leave A Response

* Denotes Required Field