Differenza fra creatura senziente e macchina

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Credo che la macchina/robot/androide, come lo volete chiamare, potrà essere paragonata a una creatura senziente solo quando raggiungerà la capacità istintiva/intuitiva all’empatia.
L’empatia non può essere programmata e se anche lo fosse non coprirebbe tutte le situazioni possibili, puo’ essere anche acasuale, personalistica, soggettiva.
Non la proviamo in tutte le occasioni o per tutte le persone nella medesima situazione.
Come si puo’ quindi far diventare questa qualità umana “reale”, cioè trasformarla in regola all’interno di un simulacro?
Il robot è pura imitazione a ragionamento calcolatorio, ma il calcolo non puo’ funzionare su elementi irrazionali. Ho sentito alcuni studiosi definire la prossima tappa dell’evoluzione organica, come trasmutazione a base di silicio.
Sostengono che ogni razza evoluta é desinata a sparire per motivi ambientali, quindi l’unica evoluzione possibile si sposta per necessità pratiche sull’inorganico.
Forse é arrivato il momento di ammettere che non stiamo creando macchine simili all’uomo, ma entità nuove, un’altra “razza” con qualche radice iniziale in comune con l’uomo.
Puo’ una macchina sviluppare una morale propria, una propria filosofia? Dare un senso alla sua “vita” relazionandosi al Tutto (elemento principe dell’astratto e dell’emotivo)? Perchè una macchina dovrebbe mai necessitare d’impiegare energia (risorse) dando spiegazioni o senso ai termini: vita, Io, Dio? Come puo’ quindi essere paragonata all’uomo?
Quello con cui avremmo a che fare sarà conseguentemente qualcosa di sconosciuto, sfuggente a una visione mentalmente umana dell’esistenza. La realtà é una codifica, cosa potrà codificare la nuova razza non basandosi su etica e morale?
Da qui il naturale grido della comunità scientifica, nel voler stabilire protocolli all’I.A. prima che prenda l’abbrivio, imbrigliare, menomare, limitare entità amorali, non empatiche, con due lati negativi: 1.indipendenza totale=imprevidibilità; o 2.dipendenza totale=manovrabilità.
Philip K. Dick riassumeva l’Inferno con la figura dell’androide: Questo è il mondo delle macchine stimolato da pura, cieca necessità. Un individuo isolato, atomizzato, presociale perchè senza alcuna connessione reale con l’altra vita (l’aldilà). Le altre creature viventi umane e animali sono entrambe sperimentate come oggetti, come esso (retificate), non tu. L’altro é conosciuto su base contingente dal di fuori, poveramente, indirettamente.

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