Pensieri su monoteismo e politeismo

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Qualche notte fa durante il dormiveglia, la mia mente ha iniziato a confrontare arbitrariamente politeismo e monoteismo:
Politeismo: molti dei,fruizione maggiormente personalistica delle divinità, maggiori difficoltà di gestione delle divinità a scopo “politico” per via della frammentazione, accettazione possibile di altri dei che si accodano/mischiano alle divinità già esistenti.
Monoteismo: un Dio solo, fruizione personale della divinità standardizzata, potere spirituale=potere temporale=uso politico, impossibilità ad accettare altri dei o divinità.
Il politeismo sembrerebbe più incline a una globalizzazione sostenibile, cioè con meno potenziale di violenza culturale/teologica/fisica; Roma dimostra che é un’ottima arma di assorbimento culturale portando comunque a un dominio totalitario, cioè a una globalizzazione imperialistica.
Il monotiesmo invece dimostra storicamente la sua impossibilità, specialmente nel lungo periodo, a seguire un processo d’assorbimento sostenibile, tendendo a cancellare per sua stessa natura l’Altro, facendolo diventare Nemico.
Ergo, le due tipologie ricoprono la stessa funzione pratica sociale coercitiva, pur partendo da presupposti teologici diversi. Il monoteismo porterà sempre allo scontro, a differenza del politeismo che potrebbe riuscire ad arborizzarsi con altre entità a meno che esse non siano monoteiste.
E’ curioso vedere come non lo solo nella teologia, ma anche nella storia sociale si stia progredendo verso un’Unità, cancellando durante il passaggio l’individualità espressa sotto ogni singolo elemento vitale (religione, lingua, filosofia, abbigliamento, pensiero, economia, sviluppo, famiglia, amore, sessualità ecc. ecc.).
Mi domando spesso se non si stiano confodendo i diritti umani, cioè che ogni uomo debba essere uguale all’altro dal punto di vista potenziale, normativo, sostanziale, con una visione che appiattisce le varie possibilità dello sviluppo umano. Stiamo banalizzando l’uomo sotto un’unica visione di società; ma uguaglianza (stessi diritti per tutti) non vuol dire essere uguali, copie in carta carbone uno dell’altro. Uguaglianza dovrebbe essere sinonimo di libertà e non di soffocamento culturale, un seme per espandere le possibilità umane (sociali, culturali, religiose ecc. ecc.) all’infinito evitando di chiuderle sotto una cappa di verità precostituite. C’è un’arroganza di base che sta lentamente cancellando i milioni o migliaia di variabili sul tema dello sviluppo umano e questo è molto pericoloso. La diversità nell’unita ha senso, ma il nuovo Dio monoteista Denaro o Potere (ad oggi li vedo come sinonimi), non ammette la fecondità della mente e dello spirito se non asservita ai sui propri scopi. Quanto puo’ essere povero il denaro, o meglio quanto povermente puo’ essere utilizzato. Ma è così anche la divinità teologica, legata a doppio filo ai suoi fedeli, che sono creatori e fruitori della divinità stessa. Mi accorgo ora di quanto gli Dei o un Dio, siano in realtà schiavi o meglio di quanto ogni dottrina renda schiavo il Dio stesso. Tutti strumenti al mercé di creature organiche e ancora una volta si staglia la grandezza del Taoismo, entità impersonale, cioè slegata dalle creature/creato, pur facendone parte.

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